Alcune note sulla Lega e il neofascismo italiano

Noi che siamo Celti e Longobardi, non siamo merdaccia levantina o mediterranea! Noi la Padania: bianca e cristiana! bianca e cristiana! Quelli di Lepanto, con le bandiere, del cuore crociato, noi! noi che non diventeremo mai islamici; noi! noi seguaci di bossi, fino alla fine!
Mario Borghezio

La Lega Nord torna a sfoggiare il suo cavallo di battaglia: la secessione della (non ben definita) Padania. Fondata su un identitarismo tutto costruito negli ultimi 20 anni, dai riti celtici lungo il Po ai festoni dei giovani padani, tutti però in lotta per salvare le tradizioni padane (“SI alla polenta NO al cuscus”) la religione cattolica e la razza bianca dall’invasione prima dei terroni e poi degli extracomunitari (Islamici!), nel momento in cui si smarca (in parte) dal compromesso con Silvio Berlusconi, cerca di recuperare quella parte di elettori che rischiava di perdere e punta a conquistarne altri.

Le condizioni di disagio sociale vanno acutizzandosi anche nell’industrioso nord, in cui economia di sussistenza o informale non posso garantire un alleviamento della sofferenza degli sfruttati delle grandi aree urbane e dei vicini campi e allevamenti fortemente maccanizzati. Il disagio sociale pare non trovare riscontri tra quella che ancora viene considerata la sinistra, viene invece opportunisticamente cavalcato dalla destra sociale (del terzo millenio come CasaPound o ancora del secondo come forza nuova, che negli esiti sembrano congiugersi ampiamente, come mostrano i fatti di Firenze e Torino) e dal fascismo appena velato della Lega Nord.

I diversi populismi si fanno carico di istanze e sentimenti popolari in forme differenti. La lega nord dopo essere stata al governo per lungo tempo, accettando di fatto tutte le manovre antipopolari imposte dall’Europa ha ribaltato la sua posizione, schierandosi contro il governo Monti e diventando di fatto l’unica forza parlamentare d’opposizione. La lega si oppone all’aumento dell’età pensionabile e propone una soluzione semplice, o meglio sostiene l’esistenza di due principali problemi (per la Padania): gli sprechi delle regioni meridionali e l’immigrazione. Senza la necessità di dover sostenere il sud la Padania non avrebbe il problema del debito pubblico: pensioni, sanità etc. non sarebbero da toccare. La questione immigratoria ha caratteri molto più importanti sia sul piano della costruzione identitaria sia come canale di sfogo delle tensioni sociali. L’immigrato è ospite, come tale tenuto a non intervenire sulla casa che lo ospita, sostengono da sempre i vari leader, è però un ospite che lava piatti, pavimenti e si prende cura dei vecchi di casa. I lavoratori immigrati in Italia mantenuti in una condizione di fortissima ricattabilità attraverso la legge Bossi-Fini e dislocati strategicamente attraverso CIE (ex-cpt) e deportazioni di vario tipo, rappresentano l’esercito industriale (e bracciantile) di riserva che di fatto è necessario ai padroni nostrani, per mantenere calmierato il prezzo del lavoro e per risparmiare su sicurezza, tassazione e controllare la conflittualità (tranne nei casi in cui esplode). Approfittando della necessità di lavoratori e disoccupati di trovare un colpevole per le proprie sofferenze, coadiuvata da quanto seminato negli anni e dal lavoro narrativo della stampa e della televisione, che quotidianamente costruiscono il criminale immigrato (clandestino!) e culturalmente inconciliabile (non è più un razzismo puramente biologico, ma basato sull’inconfrontabilità delle culture), indirizzano la conflittualità sociale verso una guerra tra poveri o meglio fra chi ha solo la propria forza lavoro da vendere. La retorica nazionalista (indentitaria) chiede quindi più stato sociale; più garanzie per il lavoro, ma per gli Italiani non per “i rom” o “i clandestini”. La lega si fa oggi unico interprete all’interno delle istituzioni del disagio popolare e rappresentante degli istinti più bassi; possiede un’organizzazione territoriale molto radicata e capillare; un seguito entusiasta (solo incrinato dalla poca coerenza sulla questione privilegi e “Roma ladrona”) e una diffusa simpatia per soluzioni ciniche o violente.

La pericolosità della lega non è tanto o solo nella lega, nel corso degli anni il suo discorso populista e xenofobo è entrato a far parte del discorso comune a livello molto più esteso dei soli elettori della LegaNord o ai militanti fascisti, da Repubblica e discorsi del PD alle posizioni di grillo e grillini (si veda la questione torino) su immigrazione e rom, completamente sdoganto un razzismo culturale e etnico che si sdegna davanti alle tragedie per poi imputarle all’eccesiva presenza di immigrati e alla loro cultura incompatibile con la “nostra”. Le ragioni tecniche, numeri e quantità funzionano da strumento di propaganda per sostenere politiche escludenti.
Quindi al di là dei successi elettorali di partiti o singoli esponenti dell’attuale destra sociale, minati talvolta da contraddizioni interne, preoccupa il successo ideologico, che si collega alla ripresa a livello europeo dei movimenti nazionalsocialisti.

Riportiamo un contributo, secondo noi molto significiativo. Si evidenzia l’appoggio su di un substrato fondamentalmente fascista, per molti discorsi venduti come antirazzisti e tecnicamente ineccepibili:

Da wumingfoundation.org, di Wu Ming 1:

Non esiste quasi più discorso razzista che non sia fatto… in nome dell’antirazzismo. E’ in nome dell’antirazzismo che il grillismo fomenta l’odio. […] Si parte dalla denuncia dello sfruttamento di cui sono vittime i clandestini, e si arriva alla conclusione che bisogna impegnarsi a respingerli, in nome della nazione. Una premessa umanitaria, capace di blandire la parte progressista ed egualitaria di un cervello «biconcettuale», apre la via a un discorso che ne vellica la parte conservatrice e razzista.
Grillo alza un polverone sensazionalistico ed eccezionalistico («Solo in Italia!») per un numero irrisorio di tunisini sbarcati nella primavera 2011. E’ la stessa impostazione truffaldina dell’allora ministro degli interni Maroni, il quale parlò di inesistenti «maree di immigrati» e reclamò un aiuto da parte dell’UE, che gli rispose con un misto di disprezzo e commiserazione.
Parlare di lassismo e «serenità d’animo» in tema di immigrazione equivale a occultare leggi criminali e criminogene come la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini e i vari «pacchetti sicurezza». A produrre clandestinità non sono presunte politiche lassiste, bensì, all’opposto, politiche troppo restrittive e vessatorie, in parte disfunzionali anche dal punto di vista capitalistico, concepite per soddisfare una parte di elettorato il cui razzismo eccede quello strutturale e «sistemico» necessario a regolare il mercato del lavoro.[…]
Una volta dispersa la fuffa, del discorso grillino sui migranti non resta che il nocciolo razzista e fascistoide.

Altri spunti interessanti sul tema su possono trovare in questi recenti articoli:
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/01/30/matteo-pucciarelli-i-grillini-come-mussolini-seconda-puntata/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/%E2%80%9Cne-di-destra-ne-di-sinistra/

 

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