Sullo stesso tema segnaliamo anche un’ottima pagina di approfondimento, con particolare attenzione alle mistificazioni della propaganda , piena di links e testi utili dei compagni del CAU: http://www.caunapoli.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1106:sopravvivere-alla-propaganda-di-guerra-e-possibile-un-anno-dopo-in-siria&catid=37:antimperialismo&Itemid=64
No alla guerra agli emigranti africani!
No all’aggressione alla Siria e all’Iran!
La denuncia di “Mare chiuso” riguarda uno degli aspetti più vergognosi della politica migratoria dello stato italiano: aver creato in Africa, con l’appoggio dell’Unione Europea e senza incontrare l’opposizione di piazza che meritava, veri e propri posti di blocco contro gli emigranti africani. Per costringerli a tornare nei loro paesi? No, per costringerli a passare sotto le forche caudine di un ingresso in Italia e in Europa aspro e pericoloso fino al rischio della morte, in modo da piegare fin dal primo momento ogni loro resistenza e produrre così una forza lavoro schiavizzata disposta a sottomettersi ad ogni esigenza del capitale italiano ed europeo.
Si tratta di una vera e propria guerra agli emigranti africani, e questa guerra non è un capitolo che si può chiudere facilmente con una sentenza sui respingimenti della Corte europea per i diritti umani. E’ una guerra che viene da lontano e non riguarda solo gli emigranti africani, perché se è vero che ha raggiunto il suo apice sotto il governo Berlusconi, con i respingimenti verso i campi libici e la messa in opera di un vero e proprio razzismo di stato, è altrettanto vero che è stata dichiarata quasi venti anni fa sotto un governo di centro-sinistra, con lo speronamento da parte della Marina italiana della Kater I Rades (1997), in seguito all’ordine del governo Prodi di “respingere e dissuadere” gli immigrati in arrivo dall’Albania, e l’introduzione dei centri di permanenza temporanea, con la legge Turco-Napolitano (1998).
Questa guerra continua oggi con il governo Monti, che da un lato ha confermato di voler rispettare in pieno gli accordi presi in precedenza con gli stati nord-africani, e dall’altro ha confermato in pieno la politica estera imperialista dei governi precedenti: con la partecipazione in prima linea all’occupazione e devastazione dell’Afghanistan (con relativi orrendi crimini) e alle guerre di aggressione contro i popoli arabi. Che, a partire dalla guerra della NATO a tutto il popolo libico, stanno avendo un’accelerazione, tanto più che queste popolazioni, ribellandosi a governanti che fino a ieri avevano il pieno appoggio delle cancellerie occidentali e rivendicando condizioni di vita migliori, stanno rimettendo in questione i meccanismi di accumulazione in un’area che per il capitalismo mondiale è di importanza cruciale.
Di questa accelerazione dell’aggressione contro i popoli arabi e mediorientali sono esempio le guerre che Europa, Stati Uniti e Israele stanno preparando contro l’Iran e la Siria. Guerre che, con il pretesto di punire dei governanti che reprimono i propri popoli, si abbatteranno in realtà proprio su di essi ed in particolare (come è successo ad esempio con la Jugoslavia) sulle classi lavoratrici di queste nazioni, senza fare alcuna distinzione tra i lavoratori che si sono rivoltati contro questi regimi e quelli che li hanno appoggiati. Sono guerre che intendono ristabilire il dominio neocoloniale dell’Occidente non solo su questi paesi, ma sull’intero Medio Oriente e sull’intera Africa.
Al di là dell’ipocrita retorica sui “diritti umani”, l’Occidente è intenzionato a fermare e ricacciare indietro l’Intifada araba e le aspirazioni di decine di milioni di lavoratori e di sfruttati del mondo arabo attraverso tutti i mezzi a sua disposizione, da quelli finanziari, a quelli diplomatici, a quelli propagandistici, a quelli bellici.
A tutto ciò, a cominciare dalle politiche migratorie fino alla preparazione di nuove guerre ai popoli arabi e all’Iran, dobbiamo reagire con energia, portando dentro le sacrosante, prime risposte dei lavoratori contro la macellazione dei loro diritti e delle loro condizioni di esistenza che sta mettendo in atto il governo Monti, anche la denuncia e la volontà di lottare coerentemente contro la sua politica estera.
Per discutere delle nuove guerre in preparazione e su come opporci ad esse, vi invitiamo a una
ASSEMBLEA PUBBLICA – mercoledì 4 aprile alle ore 20.30
presso il Centro di documentazione sul movimento operaio “Wilhelm Wolff”
Piazzale Radaelli 3, Marghera
comitato permanente contro le guerre e il razzismo – margheraInfo & contatti: comitato.permanente@gmail.com